L’elettrificazione marcia a pieno regime verso gli obiettivi di decarbonizzazione e verso il bando alle vetture termiche voluto dalla Commissione Europea a partire dal 2035. Ma quale tecnologia è più adatta alle nostre esigenze?
Ormai i modelli di auto con motorizzazione ibrida rappresentano la maggioranza delle immatricolazioni in Italia e le elettriche stanno, sia pur lentamente, guadagnando terreno nelle vendite. Merito in parte delle flotte aziendali e dei modelli di prezzo più basso, certo. Ma la realtà descrive una graduale, costante conversione del parco circolante all’elettrificazione.
Le gamme Renault, Nissan, Dacia e Alpine propongono diversi livelli di elettrificazione e permettono di scegliere tra modelli ibridi nelle tre varianti “mild”, “full” e “plug-in” oltre a modelli elettrici, presenti nelle proposte commerciali di tutti i quattro i marchi. A queste si aggiungono i quadricicli elettrici Silence (Nissan) e Mobilize Duo (Renault), destinati prevalentemente alla circolazione urbana.
Le domande da porsi
Scegliere tra ibrido ed elettrico non è facile ma esistono alcuni criteri di valutazione che permettono di escludere l’una o l’altra motorizzazione dalla propria shopping-list, al momento di scegliere la nuova autovettura. O meglio, se l’ibrido è adatto a tutti e solo per talune tipologie di utenti risulta meno conveniente dell’elettrico, quest’ultimo – almeno per il momento – presenta aspetti peculiari che lo sconsigliano ad altre categorie di automobilisti. Vediamo di spiegarci meglio con l’aiuto di qualche esempio.
Una premessa è però d’obbligo: le considerazioni che trovate qui di seguito si riferiscono alla sola realtà italiana e tengono conto della situazione relativa all’infrastruttura di ricarica pubblica, alle modalità di pagamento della ricarica e alla stringente burocrazia che non permette la libera installazione di colonnine di ricarica e wall-box nei box personali all’interno dei condomini.
Una decina di elettriche nell’offerta Renord a emissioni zero
Partiamo dunque dall’auto elettrica. Oggi i maggiori Costruttori mondiali propongono uno o più modelli nelle rispettive gamme. Prendiamo Renault: con le 4, 5, Megane, Scenic, Kangoo e Zoe della gamma E-Tech Electric offre una scelta di ben 6 modelli a emissioni zero allo scarico in grado di accontentare praticamente tutti gli automobilisti. Dacia propone la piccola Spring. Nissan, in attesa della Leaf di terza generazione, punta su Townstar e Ariya. E lo stesso marchio “high performance” Alpine è da poco sul mercato con le A290 GT e A290 GTS, le prime “hot-hatch” a emissiomi zero. Quattro brand con una proposta commerciale molto articolata e convincente. A patto che…
Pochi Km al giorno e tanto comfort
Ecco che arriviamo alle considerazioni cui si faceva accenno poc’anzi. L’auto elettrica è formidabile per chi viaggia prevalentemente su itinerari a corto raggio e può ricaricare a casa la vettura, sfruttando quindi le tariffe più contenute previste per l’energia elettrica fornita agli impianti domestici. Anche se la ricarica avviene in corrente alternata e occorrono 6-8 ore per eseguire un “pieno”, tutto ciò non dovrebbe riguardarci, visto che l’auto è parcheggiata e inutilizzata durante la notte. In queste condizioni si possono apprezzare al 100% anche le caratteristiche di spicco delle auto a emissioni zero: dalla silenziosità totale (in abitacolo si avverte solo il rumore di rotolamento dei pneumatici), all’assenza di vibrazioni, in particolare nelle fasi di avviamento e spegnimento (chiedete ai conducenti di veicoli commerciali, magari a quei corrieri che effettuano decine di soste per consegnare la merce durante un solo turno di lavoro, per aver conferma), brillante accelerazione da fermo grazie alla elevata disponibilità di coppia motrice fin dalla pressione iniziale sul pedale dell’acceleratore (caratteristica utile per districarsi nel traffico delle grandi città), accesso libero e gratuito in molte zone a traffico limitato ed eventualmente anche parcheggio gratis su stalli pubblici. A vantaggio dell’auto elettrica i minori costi di manutenzione; scegliendo inoltre tra le formule di noleggio a lungo termine in luogo della proprietà, si evita di sobbarcarsi gli eventuali dubbi relativi al valore residuo della vettura quando ci si deciderà a cederla.
Lontano da casa con l’elettrica? Si può!
E per chi ha una seconda casa al mare o in montagna e la desidera raggiungere non solo per le vacanze ma per ogni fine settimana o quasi? L’offerta di modelli elettrici dalla notevole autonomia rappresenta una soluzione anche per questa richiesta di mobilità. Basti pensare agli oltre 600 km di autonomia WLTP dichiarata nel ciclo combinato (medio) dalle Renault Scenic da 150 kW di potenza o agli oltre 500 km offerti dalle versioni più performanti della Nissan Ariya o ai 467 della Renault Megane, numeri davvero rassicuranti per chi ha casa sulla Riviera Ligure o sulle Prealpi lombarde o in Valtellina. Si dirà che sui percorsi autostradali e sulle superstrade, ai 130 km/h o ai 110 km/h di velocità massima consentita, l’autonomia di un’auto elettrica scende drasticamente. Questo limite indiscutibile però deve condizionare fino a un certo punto: basta regolare la propria andatura e, semmai, programmare una sosta per un rapido rifornimento sulla via del ritorno. Se poi la casa di vacanza è uno stabile indipendente, nulla impedisce di installare una wall-box anche lì, senza dimenticare che comunque è possibile rifornire da una comune presa Schuco anche dal box.
A chi non conviene l’elettrico
E quindi, a chi è sconsigliata l’auto elettrica? Senza dubbio a chi vive in un condominio e non ha un box o, in più, risiede in una zona in cui scarseggiano le colonnine di ricarica pubbliche. E, naturalmente, a chi percorre dai 300 km in su per lavoro ogni giorno, come taluni agenti e rappresentanti di commercio o ispettori di vendita, al centro e al sud Italia, dove l’infrastruttura pubblica di ricarica è ancora carente, per i quali il dover ricorrere sistematicamente a soste prolungate in zone poco conosciute diventa o una perdita di tempo non sostenibile o un rischio inaccettabile di dover rinunciare a uno o più appuntamenti in extremis perché a corto di energia.
Ibrida: solo vantaggi ma con un piccolo costo
L’auto ibrida, al contrario, funziona sostanzialmente con carburanti fossili e non pone criticità perché la piccola batteria di trazione di cui è fornita si autoricarica grazie al motore termico e all’energia rigenerata in fase di rilascio e frenata. Mediamente un’ibrida costa meno del corrispondente modello elettrico, di un buon 20%. E si adatta a qualsiasi percorso e a qualsivoglia chilometraggio quotidiano o annuo. Una full-hybrid è più efficiente di una mild-hybrid, anche se costa un 10% in più, e una plug-in hybrid risulta ancora più conveniente se si è in grado di ricaricare la sua batteria di trazione nel proprio box, per esempio, per ridurre drasticamente il costo del rifornimento di energia elettrica rispetto al “pieno” da colonnina pubblica.
Ibrida Plug-In: un investimento vantaggioso
Ecco allora che una Renault Rafale E-Tech 4x4, l’ammiraglia ibrida plug-in della Casa francese, permette di coprire fino a 100 km in modalità elettrica, percorrenza che per molti utenti significa casa-lavoro per tutta la settimana, quindi di ricaricare (al lavoro, ma a questo punto anche da una colonnina pubblica in corrente alternata, le meno veloci) una volta ogni 5-7 giorni, e di viaggiare liberamente con un motore a benzina dai bassi consumi in quanto ibrido allorché, per lavoro o diporto, occorra effettuare viaggi di qualche centinaio di chilometri. Attenzione però a valutare bene la convenienza della plug-in hybrid (che a Milano può entrare liberamente e gratuitamente nell’AreaC) rispetto alla full-hybrid, che nel caso della Rafale costa 9000 euro in meno. L’ideale? Troverne una in policy aziendale e riceverla come fringe benefit… D’altronde ibride plug-in ed elettriche godono oggi di un trattamento fiscale di favore per le aziende e per i dipendenti che le acquiscono in uso promiscuo come company car.